tradurre fumetti manga e graphic novels ecco le differenze

Tradurre fumetti, manga e graphic novels: ecco le differenze

Quando si parla di fumetti, spesso si tende a pensare al classico formato editoriale con cui siamo cresciuti, quello di Topolino e di Dylan Dog (di cui, tra l’altro, Kosmos ha avuto l’onore di tradurre qualche volume in lingua inglese): tavole disegnate in cui i personaggi esprimono parole e pensieri all’interno dei balloons, le famose nuvolette tipiche di questo linguaggio.
In realtà quella che ormai viene riconosciuta come una vera e propria “letteratura disegnata” (come la definisce Hugo Pratt, celebre autore di Corto Maltese) si suddivide in diverse categorie: quelle principali e attualmente più diffuse sul mercato sono i fumetti, i manga e le graphic novels.

Ognuna di queste tipologie presenta delle differenze sostanziali non solo nel formato grafico e nell’impaginazione, ma anche le tematiche e il pubblico a cui si rivolgono possono essere molto diversi tra loro.

Si può facilmente comprendere, dunque, che così come un fumettista dovrà specializzarsi e apprendere le tecniche narrative, grafiche e stilistiche del settore, lo stesso dovrà fare il traduttore che si ritroverà a lavorare su un’opera fumettistica da trasporre da una lingua ad un’altra.

In questo caso si tratterà senza dubbio di traduzioni per l’editoria, ma sarà necessario anche compiere delle operazioni di transcreazione e localizzazione.

Quali sono dunque le principali differenze nella traduzione di fumetti, manga e graphic novels?

 

Tradurre i fumetti, tra onomatopee e balloons

 

La parola “fumetto” può essere intesa come un termine ombrello che comprende tutte le sottocategorie del genere: anche i manga e le graphic novels sono, di fatto, dei fumetti.
Secondo l’Enciclopedia Treccani, ad esempio, la definizione è la seguente:

“Storia composta da immagini in sequenza, cioè accostate l’una all’altra in modo da suggerire l’idea del movimento, i cui protagonisti parlano spesso per mezzo di ‘nuvole di fumo’ che provengono dalle loro bocche (i fumetti).”

Il mondo dell’editoria sta però negli ultimi anni cercando di differenziare il fumetto vero e proprio da prodotti che, per quanto simili, presentano importanti differenze: le stesse differenze a cui dovrà fare attenzione un traduttore di fumetti.

Il fumetto, così come lo intendiamo in Europa e negli Stati Uniti, è composto da strisce disegnate che si sviluppano da sinistra a destra della pagina; parole e pensieri dei personaggi sono inseriti all’interno dei cosiddetti “balloons”, e i suoni si propagano sulla carta sotto forma di onomatopee.

Ogni lingua ha una sua traduzione dei suoni onomatopeici, che andranno riconosciuti e riportati correttamente dal traduttore. Un colpo di pistola, ad esempio, non avrà lo stesso suono sia in italiano che in inglese: il linguista specializzato nella traduzione di fumetti sa bene che il nostro “bang!” va necessariamente tradotto con “bam!”.

Infine, è importante tenere a mente che i fumetti, di solito, si rivolgono ad un pubblico molto giovane: è necessario pertanto adottare nella traduzione un registro linguistico composto da parole semplici e colloquiali.

 

Tradurre i manga, l’importanza della localizzazione

 

La parola manga (漫画) è un termine della lingua giapponese che significa letteralmente “disegno senza uno scopo”, quasi paradossalmente a voler ridimensionare quello che invece negli ultimi anni sta diventando uno dei fenomeni fumettistici più popolari e discussi, anche in Occidente.

I fumetti giapponesi condividono moltissime caratteristiche con i loro corrispettivi occidentali: si tratta sempre di storie disegnate, anche in questo caso organizzate in strisce che vengono pubblicate con cadenza solitamente mensile.

Quali sono dunque le particolarità a cui dovrà far attenzione il traduttore di manga?

Ovviamente dovrà avere una conoscenza estremamente approfondita della lingua giapponese, ma non solo: approcciandosi a testi provenienti da una cultura così lontana dalla nostra, il traduttore di manga dovrà anche effettuare un’operazione di localizzazione.
Per localizzare i contenuti di un manga risulta essenziale conoscere in modo approfondito anche la cultura giapponese in tutti i suoi aspetti, in modo da rendere la traduzione scorrevole e il più possibile accurata, anche tramite l’utilizzo di note laddove sia presente una terminologia di difficile trasposizione da una lingua all’altra, ma il cui significato risulta rilevante ai fini della narrazione. 

Un esempio interessante è ancora una volta la traduzione delle onomatopee, elemento ricorrente della letteratura a fumetti e presenti in grandissima quantità nella lingua giapponese: basti pensare che esiste un’intera categoria di parole onomatopeiche che non indicano suoni, ma sentimenti. L’espressione raburabu (ラブラブ) è l’onomatopea dell’amore; wakuwaku (わくわく) quello del nervosismo.

 

Tradurre le graphic novels, attenzione alle tematiche

 

Se la differenza tra fumetti e manga si può identificare nelle diverse origini geografiche, quella tra fumetti e graphic novels è forse più difficile da identificare.
Letteralmente “romanzi illustrati”, le graphic novels si distinguono dai fumetti veri e propri principalmente per lunghezza e serialità, in quanto si tratta di opere autoconclusive e quindi più brevi rispetto ad una collana di fumetti; un’altra differenza importante sta poi nel pubblico di riferimento e nelle tematiche trattate.

A cosa dovrà fare attenzione, dunque, il traduttore di graphic novels?

Poiché il pubblico di riferimento non sono più bambini e ragazzi, ma adulti e giovani adulti (i cosiddetti young adults), anche i temi e il linguaggio utilizzati avranno un diverso peso.
Tradurre una graphic novel può significare dover affrontare tematiche storiche, sociali, geopolitiche, e dialoghi alle volte estremamente introspettivi.  Sarà dunque necessario per il traduttore conoscere in maniera approfondita questi aspetti e saper riportare da una lingua a un’altra non solo i fatti, ma anche il tone of voice di queste opere.

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